eccidio-fellegaraQuesta mattina, venerdì 3 gennaio, la sezione di Scandiano dell’ANPI e il Comune hanno ricordato l’eccidio di Fellegara consumatosi nei pressi del ponte sul Tresinaro, ad opera di una brigata nera, nel quale hanno perso la vita dopo un violento rastrellamento 4 ragazzi, colpevoli di essere antifascisti: Roberto Colli “Riva “ di 23 anni, Nemo Gambarelli “Italo” di 20 anni, Mario Montanari “ Nero” di 25 anni e Renato Nironi “Ida” di 22 anni.

Le parole di ricordo sono state affidate a Bruno Vivi, segretario della sezione ANPI di Scandiano e al sindaco Alessio Mammi. Erano presenti i parenti delle vittime e diversi abitanti della frazione, oltre all’assessore Claudio Pedroni.

I fatti: nella notte tra il 2 e il 3 gennaio del ’45 un reparto della brigata nera di Reggio, comandato dal tenente Emilio Carlotto, si recò a Fellegara per catturare 4 partigiani del luogo e prenderli in ostaggio: nell’azione furono fermati altri 15 giovani che furono portati nell’osteria locale, interrogati e rilasciati e fu loro intimato di presentarsi il giorno dopo al Distretto militare perchè renitenti alla leva. Diversi di questi poi scelsero la montagna.Gli altri 4, interrogati e torturati, vennero messi su un automezzo per essere impiccati a Scandiano, in Piazza Spallanzani, ma furono poi fucilati nei pressi di Fellegara come conseguenza di un scontro a fuoco tra fascisti e garibaldini.

Bruno Vivi durante la commemorazione ha ricordato come sia urgente intervenire ad arginare il disimpegno dilagante sui temi della memoria, un fenomeno non solo italiano, ma anche europeo. Vivi ha colto l’occasione per ringraziare i parenti, che si prendono cura da sempre della manutenzione del cippo e i volontari ANPI che curano i luoghi nei quali si ricordano i martiri della Resistenza. Il sindaco Mammi nel suo intervento ha posto l’attenzione sulla Costituzione: “I nuovi cittadini in comune, davanti al sindaco, giurano sulla nostra Costituzione: ogni volta colgo il loro stupore e la loro gratitudine per essere diventati cittadini di un paese che appoggia i suoi capisaldi su una carta costituzionale così bella e ben scritta. Ricordo sempre loro il concetto espresso da Pietro Calamandrei, cioè che la Costituzione è il testamento di centomila morti, patrioti che con la loro vita hanno riscosso la nostra Libertà, scrivendo la storia repubblicana del nostro paese. Il sacrificio di queste persone non è stato vano: il nostro compito, il nostro grazie, deve essere l’impegno a tramandare alle future generazioni la loro storia di antifascisti”.

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