denaro_euroIn queste settimane si è giustamente articolato un dibattito molto vivace sulla necessità di diminuire o perlomeno arrestare la pressione fiscale. La sospensione dell’Imu sulla prima casa e il rinvio dell’aumento Iva sono le misure attualmente individuate dal Governo e che vanno in questa direzione. Di altre si sta discutendo. Vorremmo però richiamare l’attenzione su un altro tributo che quest’anno rappresenterà un vero e proprio salasso per le famiglie e le imprese, la Tares, il tributo sui rifiuti e sui servizi che ha sostituito le tariffe TIA 1 e TIA 2 e la vecchia tassa sui rifiuti Tarsu, già contestualmente soppresse a partire dal 1 gennaio.

Il nuovo tributo comunale sarà finalizzato alla copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento. Ancora oggi permangono notevoli incertezze su questo nuovo tributo e la necessità impellente di una riforma più legata alla qualità del servizio e ai comportamenti dei cittadini. Una cosa però è certa, la presenza di un’addizionale statale che cittadini e imprese pagheranno. Non è ancora possibile dire concretamente di quanto cambierà l’importo da pagare: quel che è certo è che la Tares prevede anche un’addizionale decisa dallo Stato pari a 30 centesimi di euro per ogni metro di superficie assoggettato a tassa. I cittadini e le imprese penseranno che questa addizionale è stata decisa, e quindi verrà introitata, da chi ha la responsabilità gestionale, economica e organizzativa sul servizio per cui viene pagato il Tributo, ma sappiamo che non è così. Non saranno i Comuni a beneficiare dei proventi di questa addizionale.

Resta evidente che ancora una volta a pagare sono i cittadini e le imprese, già al limite dell’imposizione fiscale e tributaria, mentre i Comuni ci metteranno la faccia: con la Tares arriva un’altra pesante stangata, che va soprattutto ad aggravare la pressione finanziaria sulle imprese e sulle famiglie più numerose in un momento così difficile per l’economia nazionale e locale. Di certo non ci guadagna il Comune, chiamato ancora una volta a rispondere di scelte fatte da altri, per un’imposizione fiscale che nulla lascia sul territorio. Riteniamo sia un metodo non corretto per determinare la tassazione, perché improntato su quel centralismo che gli enti locali continuano giustamente a contrastare e combattere, nel tentativo di preservare almeno una minima autonomia sui territori. Siamo d’accordo con quanto le associazioni datoriali, di categoria e dei consumatori hanno dichiarato in questi mesi a proposito della Tares, occorre fare fronte comune per chiedere al Parlamento e al Governo di rivedere profondamente questa decisione, e soprattutto togliere il balzello di 30 centesimi dell’addizionale, profondamente ingiusto e iniquo.

(I sindaci dei comuni di Scandiano, Albinea, Bagnolo in Piano, Baiso, Brescello, Busana, Cadelbosco di Sopra, Campegine, Casalgrande, Casina, Castellarano, Castelnovo di Sotto, Collagna, Correggio, Fabbrico, Gualtieri, Montecchio Emilia, Poviglio, Quattro Castella, Reggio Emilia, Reggiolo, Rio Saliceto, Rubiera, Vezzano sul Crostolo, Viano)