Trentacinque le violenze sessuali denunciate in provincia di Modena nei primi dieci mesi del 2007 contro le 39 dell’intero 2006. Sempre fino al 31 ottobre 2007, sono 271 le lesioni dolose (erano 230 lo scorso anno), 96 le denunce di percosse, 370 quelle per minacce (rispettivamente 88 e 326 nel 2006) mentre le ingiurie salgono fino a 299 (contro 275).

Secondo i dati forniti dal questore Elio Graziano, che ha inserito nell’elenco anche i furti con strappo che vedono le donne come vittime preferenziali e che sono più che raddoppiati rispetto allo scorso anno (da 72 a 159), quello della violenza sulle donne è un fenomeno in crescita anche a Modena. Il questore, intervenuto al Consiglio provinciale straordinario in vista della giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, ha specificato che «le violenze si consumano per lo più all’interno della famiglia e coinvolgono in particolare cittadine straniere, spesso minorenni. Per questo – ha aggiunto – è necessario creare nella polizia un ambiente idoneo all’emersione dei reati, per mettere le donne in condizione di effettuare la denuncia nel modo più tranquillo possibile». Anche Marco Rizzo, comandante provinciale dei Carabinieri, ha sottolineato «l’importanza dell’immigrazione nella casistica» sottolineando anche che «la normativa per questo genere di reato è ancora inadeguata: la violenza psicologica per esempio non è contemplata».
E proprio una migliore definizione dei singoli fenomeni di violenza è uno degli obiettivi del Protocollo d’intesa per la promozione di strategie condivise per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne, elaborato dal Tavolo tecnico provinciale e illustrato da Mario Ventura, vice prefetto vicario, che ha tracciato il bilancio di un anno di lavoro. Il protocollo prevede tre diversi tipi di azione: il monitoraggio del fenomeno, la formazione degli operatori, il coinvolgimento del mondo scolastico attraverso dirigenti e insegnanti. «Il protocollo ha già raggiunto l’importante risultato di unire tutti quelli che sul territorio si occupano di violenza, definendo il compito specifico di ciascuno» ha commentato Ventura che ha anche annunciato che dal ministero della Pari opportunità è arrivata una lettera di elogio per la prima esperienza italiana di questo tipo con la richiesta di continuare a inviare informazioni per poterla “esportare” in altre città.
Al Tavolo tecnico e collegato il Piano strategico provinciale illustrato da Palma Costi, assessore provinciale alle Pari opportunità.

Un Piano strategico contro la violenza sulle donne
Palma Costi, ha sottolineato che il Piano ha il compito primario di «trasferire nei distretti territoriali le modalità di collaborazione del tavolo: l’obiettivo è raccogliere tutto ciò che il nostro territorio può mettere in campo per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza e utilizzarlo per elaborare azioni nuove, costruendo punti di riferimento certi e visibili per le donne che hanno bisogno e che in queste situazioni sono sempre lasciate molto sole. Quello che vogliamo è costruire una rete intorno a loro».

Tra le azioni già attivate, e illustrate dagli assessori alle Pari opportunità dei tre Comuni, il riconoscimento istituzionale della violenza di genere e numerose iniziative culturali a Modena; uno sportello di ascolto a Sassuolo per monitorare il fenomeno e dare vita ad attività di mutuo aiuto; il tavolo tecnico già costituito a Carpi con l’elaborazione di linee guida per l’emergenza. A Modena e Carpi si sono realizzati anche due corsi di formazione per operatori sempre con l’obiettivo di fornire modalità di azione comuni e costruire un protocollo operativo per la rete di accoglienza.
Il Consiglio straordinario è stato introdotto dal presidente della Provincia Emilio Sabattini che ha messo l’accento sulla necessità di recuperare, all’interno della società, «valori e modelli positivi come punto di partenza per rendere adeguata qualunque risposta al fenomeno della violenza».

Il consiglio provinciale unanime per una legge più severa
Inserire tra le priorità politiche il contrasto alla violenza sulle donne e approvare una legge sulla violenza che tenga conto di tutte le forme in cui può manifestarsi e inasprisca le pene rendendole più certe. E’ questo l’invito al Governo e al Parlamento votato all’unanimità dal Consiglio provinciale in vista della giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre.

Tomaso Tagliani (Udc) ha affermato che «la violenza è un delitto che deve essere punito severamente. Le donne troveranno il coraggio di denunciarla se avranno la certezza di ricevere un aiuto». Per Franca Barbieri (Ds-l’Ulivo) «la violenza è un fenomeno sociale da affrontare in modo strategico e il piano provinciale interpreta correttamente questa idea». Sottolineando l’importanza dell’attività nelle scuole, Elena Malaguti (Margherita-l’Ulivo) ha spiegato che «i ragazzi sulla violenza hanno molti stereotipi e pregiudizi. L’associano a povertà, sottosviluppo e disagio e sono rimasti sconvolti quando hanno saputo che è la prima causa di morte per le donne anche nel mondo occidentale». Lella Rizzi (Ds-l’Ulivo) ha messo l’accento sulla violenza dei «minori maschi, spesso di gruppo. Sono figli di genitori, ma soprattutto di madri, che pensano di aver raggiunto la parità di diritti ma non sanno insegnare un’affettività che è cambiata». «Cosa facciamo perché la società sia solidale economicamente con le donne che subiscono violenza?» ha domandato Walter Telleri (Verdi) sostenendo che «non si può disgiungere la legalità dalla solidarietà». Secondo Luca Caselli (An) «il problema vero e crescente è l’immigrazione». Concetto ribadito da Cesare Falzoni (An) per il quale «l’incidenza dei reati di violenza tra le donne immigrate, in percentuale, è altissima». Dello stesso parere anche Claudia Severi (Forza Italia) che ha rilevato che «Modena e l’Emilia si collocano in alto nella classifica della violenza sulle donne e questo significa che le politiche attuate finora non sono servite a molto. Le donne sono limitate nella libertà di circolazione perché hanno paura delle aggressioni che sono numerose e non denunciate, perché non c’è certezza della pena». Caterina Liotti (Ds-l’Ulivo) ha replicato «che solo il 6 per cento delle violenze è messo in atto da sconosciuti» sottolineando che «la violenza non è un problema delle donne ma di tutti». Per Dante Mazzi (Forza Italia) «la violenza contro le donne è violenza contro chi è più debole. E una violenza di cui nessuno parla, che è violenza psicologica contro le donne, è l’aborto».