In Italia oltre 400.000 bambini dai 7 ai 14 anni sono obbligati a lavorare. E’ da questo dato che si è avviata la ricerca del Censis, promossa dal Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro, per il tramite della Fondazione Studi, in vista della ‘Giornata mondiale contro il Lavoro minorile’ del 12 giugno.

La presenza di Telefono Azzurro è risultata, in quest’ottica, di fondamentale importanza per leggere il fenomeno, non solo per la gravità delle sue conseguenze sullo sviluppo evolutivo del minore, ma anche per segnalare tutti i drammatici rischi che corre il bambino inserito nel circuito dello sfruttamento e del lavoro non tutelato (privazione della libertà, trascuratezza, abusi fisici, psicologici, sessuali, gravi infortuni,ecc.).
Sulla base dei risultati della ricerca e allo scopo di promuovere un comune impegno L’ordine dei Consulenti del Lavoro e Telefono Azzurro hanno stipulato un protocollo di intesa con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni, le imprese, la scuola sul tema del lavoro minorile e di attivare concrete azioni a tutela dei minori.

Alcuni dati.
Sul tema dello sfruttamento del lavoro minorile, sono stati intervistati 1.918 consulenti del lavoro (che nella totalità di Ente rappresentano la gestione di un 1 milione di aziende e 7 milioni di rapporti di lavoro).
L’85% degli interpellati ritiene che tale fenomeno sia assolutamente consolidato in Italia, seppur in una leggera fase di diminuzione (57%)
Analizzando i settori in cui il lavoro minorile si concentra in modo particolare, si evidenziano il comparto agricolo e quello dei laboratori artigiani (rispettivamente per il 28.3% e per il 22.1% delle risposte fornite), seguiti dal terziario, dal commercio e dalla ristorazione ( 17.3% e 17.9%).
Più preoccupante è la indicazione di una percentuale, seppure minima, di minori che svolgerebbero lavoro domestico per conto terzi (4.7%).
Da annotarsi un confortante 5,39% nel settore della edilizia, attività dove in passato si è fatto largo uso di lavoro dei minori di età inferiore ai 15 anni.
In Italia il lavoro non è una prerogativa del Sud del Paese, con il 30-35% nelle città del Sud e il 15-18% nelle città del Centro-Nord – (fonte Rapporto IRES-Cgil), laddove nel Sud il minore lavora preso terzi e nel Centro-Nord il minore lavora generalmente all’interno della microimpresa familiare.
Ma in Italia esiste anche la realtà della schiavitù e del lavoro forzato, coinvolgendo negli ultimi anni soprattutto bambini ed adolescenti stranieri, spesso vittime di vere e proprie forme di sfruttamento.

Telefono Azzurro ha pubblicato, per comunicare l’importanza del tema, un Quaderno che affronta il fenomeno nella sua complessità, senza tralasciare aspetti normativi, educativi e socio-psicologici.

Dichiarazione di Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro
“La conoscenza dell’esistenza del fenomeno è alla portata di tutti, ma la conoscenza della realtà del lavoro minorile è ancora lontana, d’altronde per sua natura, rimane perlopiù un fenomeno sommerso, anche se alcune sue facce sono visibili nelle strade o nei bar, mentre altre rimangono invisibili, non solo negli scantinati di qualche laboratorio clandestino ma anche nelle mura domestiche e nelle aziende familiari. E’ un fenomeno di cui è difficile monitorare l’ampiezza e identificarne la qualità. La complessità e articolazione di esso si riscontra anche a livello teorico, vivace è il dibattito su ciò che nei paesi industrializzati rientra o non rientra nella categoria di lavoro minorile. Ha mille volti, mille possibili risvolti e conseguenze sulla vita dei minori che ne sono coinvolti: alcune drammatiche, altre meno, altre addirittura considerate positive quando la categoria della mansione è quella dei cosiddetti lavori degni o leggeri, o quando il lavoro risulta essere l’unica alternativa alla strada (cosa comunque inaccettabile in un paese considerato industrializzato e membro del G8).

Accanto ai cosiddetti lavori leggeri, degni, ve ne sono anche altri che si configurano non solo come sfruttamento ma come vera servitù, schiavitù, ovviamente da combattere e contrastare drasticamente. E’ un fenomeno così ampio, diversificato, che coinvolge bambini/e e ragazzi italiani, bambini/e e ragazzi stranieri, poveri, a rischio di povertà ma anche delle classi medie, scolarizzati o non scolarizzati, in un complesso intreccio di condizioni territoriali, sociali, scenari educativi e culturali che rappresentano il contesto in cui il fenomeno prende vita”.