Sono davvero poche le ragazze iscritte ai corsi di laurea di Meccatronica, ingegneria Meccanica o Elettronica, mentre è quasi tutta al femminile la facoltà di Scienze della Formazione: solo donne sono le educatrici di asilo nido, rosa al 90% il corso di Formazione Primaria, all’88% quello di Scienze dell’Educazione. Le ragazzesi laureano prima e con esiti migliori rispetto ai maschi: a laurearsi prima dei 20 anni è infatti l’84% delle femmine e il 71,4% dei maschi con votazioni suoeriori ai 27/30 il 28,9% delle femmine e il 14% dei maschi.

Sono alcuni dati emersi ieri nel corso della tavola rotonda dal titolo “Gender Education. Differenza di genere e Didattica della scienza e della tecnica” promossa dall’Assessorato provinciale alle Pari Opportunità e dalle Consigliere di Parità di Reggio Emilia.
All’iniziativa, svoltasi nell’Aula magna dell’università di Modena e Reggioalla presenza di un centinaio di studenti delle superiori e insegnantihanno preso parte l’Assessoraalle Pari Opportunità Loredana Dolci, le Consigliere di Parità Natalia Maramotti e Donatella Ferrari, la Preside della Facoltà di Scienze della ComunicazionePaola Vezzani, della Facoltà di Agraria Rosanna Scipioni, di Ingegneria Bianca Rimini e di Scienze della Formazione Roberta Cardarello (Università di Modena e Reggio) e Maria Paola Romano del Progetto Futuro al femminile di Microsoft.

L’Assessora Dolci, dopo aver ricordato che anche nella nostra realtà l’occupazione femminile non versa in ottime condizioni (con un tasso di disoccupazione al 5,4%), ha sottolineato con forza che “le donne a parità di mansioni guadagnano meno degli uomini. Il gap salariale è presente a tutti i livelli anche per le laureate, nonostante conseguano migliori profitti rispetto ai colleghi maschi. Tra i neolaureati che percepiscono uno stipendio inferiore a 850 euro il 39,6% è donna e il 18,5% maschio, mentre tra chi prende più di 1050 euro il 28,4% è maschio e il 16,3% è femmina. Occorre metter fine a questa disparità salariale che oltre a costituire una vera e propria discriminazione, svaluta e sminuisce il lavoro delle donne, che troppo spesso però, anche quando intraprendono studi scientifici si fermano all’insegnamento”.

“Con iniziative come queste – hanno poi spiegato le Consigliere di parità – vogliamo contribuire ad incentivare le ragazze ad immaginarsi anche in altri ruoli che non siano solo quelli dell’insegnante, perchè è tempo di utilizzare in modo adeguato il capitale umano femminile che non è migliore di quello maschile, ma è diverso e la differenza costituisce un valore”.