Le temperature in aumento non solo mettono in discussione la tradizione popolare secondo la quale i cosiddetti tre giorni della merla che cadono alla fine gennaio sono i più freddi dell’inverno, ma è sopratutto l’espressione di cambiamenti climatici che in Italia si stanno manifestando con sfasamenti stagionali e la più elevata frequenza di eventi estremi.

E’ quanto sostiene la Coldiretti nel sottolineare che secondo la tradizione popolare gli ultimi tre giorni di gennaio coincidono con i tre giorni più freddi dell’inverno, tanto che perfino la merla, che un tempo aveva il piumaggio bianco, per riscaldarsi andò a ripararsi in un camino e il suo manto divenne grigio per la fuliggine.

Un’affermazione che quest’anno – sottolinea la Coldiretti – è smentita dal rialzo generalizzato delle temperature dopo che l’arrivo di una forte perturbazione ha interrotto bruscamente un lungo periodo di caldo record che ha mandato in tilt la natura.
Dalla Liguria con le mimose e le ginestre che sono già fiorite alle Marche dove nella Valdaso e lungo la Riviera delle Palme i fiori stanno per sbocciare su albicocchi e peschi fino alla Sicilia dove sono in fiore i mandorli dell’agrigentino, la natura sembra impazzita lungo tutto lo stivale con il grano che ha raggiunto una altezza di 15 – 20 centimetri con almeno un mese di anticipo.

Una situazione a rischio di gravi danni per l’agricoltura italiana sulla quale il clima è destinato a produrre conseguenze strutturali. Gli effetti del cambiamento climatico – precisa la Coldiretti – si fanno sentire con un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l’olivo che è arrivato a ridosso delle Alpi e le prime arachidi raccolte nella pianura padana, la riduzione della riserva idrica, l’aumento dell’erosione in zone collinari ed alluvioni in pianura, anticipo di germogliamento per le piante coltivate, maggiore rischio per gelate tardive, aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti, stress idrico delle piante.

Si tratta di processi – continua la Coldiretti – che rappresentano una nuova sfida per l’impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.
Un impegno che va accompagnato – conclude la Coldiretti – da una maggiore decisione nel raggiungimento degli obiettivi fissati per il nostro paese dal protocollo di Kyoto anche con lo sviluppo di alternative energetiche come i biocarburanti ottenuti dalle coltivazioni agricole, per ridurre l’impatto dei gas ad effetto serra dei combustibili fossili.