Lo scorso anno nei cantieri edili dell’Emilia-Romagna hanno perso la vita 19 lavoratori, di cui 6 stranieri, contro i 17 del 2004. In Italia nei primi cinque mesi del 2006 le morti bianche sono stati 469, di cui 75 (16,5% extracomunitari). Gli infortuni nel settore che non hanno comportato perdita della vita sono stati in regione 26.015, pari al 18% di tutto il comparto industria (144.533), in Italia 81.079. Il costo annuale degli infortuni, che grava sull’intera comunità, nel Paese ammonta a circa 5 miliardi di euro.

“Non c’è appalto, non c’è commessa urgente che giustifichi la messa a repentaglio dell’ incolumità fisica di un lavoratore” –commenta Ciro Donnarumma, Segretario Generale Regionale Emiliano -Romagnolo del sindacato edili della Cisl (Filca)- quando avvengono tragedie come quella di Casalgrande dove è morto un clandestino, ma che ci faceva un clandestino in quella fabbrica?
Per Donnarumma, aggrava ulteriormente la situazione la polverizzazione del settore. In Emilia-Romagna, i lavoratori edili sono circa 60.000 occupati in 20.000 imprese, le quali occupano mediamente 3 addetti ciascuna. “Questo –denuncia il sindacalista- produce una frantumazione produttiva eccessiva, ritmi di lavoro troppo sostenuti, precarizzazione, a cui si aggiungono la mancanza di formazione e di prevenzione, per cui il problema sicurezza stenta a diventare un obiettivo condiviso e una scelta di cultura organizzativa”.

Da qui la volontà della Filca regionale di richiamare l’attenzione di tutte le associazioni datoriali, istituzioni ed organi di vigilanza affinché mettano in atto il massimo sforzo per realizzare concretamente le condizioni di totale sicurezza sul lavoro.
“Il sindacato ricorda che proprio nei mesi scorsi i Servizi di Prevenzione e Sicurezza delle Ausl di Modena, Reggio Emilia, Parma, e Piacenza su 290 ispezioni fatte nei cantieri edili il 44% è risultato irregolare, – ricorda Donnarumma- e questi drammatici dati confermano la scarsa efficacia delle iniziative per qualificare il processo di inserimento al lavoro, di fatto in parte affidato a dinamiche incontrollate e criminose come il caporalato”.
Quindi, il segretario della Filca insiste perché “siano tolti gli appalti alle imprese che non rispettano leggi e contratti di lavoro”, e rilancia: “ Occorre fare un forte investimento sulla prevenzione, potenziando le strutture preposte a questo compito”.

La Giunta della Regione Emilia Romagna “metta in atto azioni legislative appropriate e le associazioni imprenditoriali stipulino nuovi accordi per disciplinare il ruolo dei rappresentanti per la sicurezza”.
Infine, “realizzare archivi centralizzati circa i dati dell’andamento infortunistico, disciplinare contenuti e caratteristiche dei piani di sicurezza, ma soprattutto una patente a punti per le imprese, un po’ come per noi automobilisti dove, alla consegna di un tesserino, chi rispetterà le Leggi e le normative in vigore sulla regolarità e la sicurezza verrà premiato; al contrario chi le infrange e non le rispetta perderà tutta una serie di crediti fino all’inevitabile esclusione dal mercato del lavoro.
“Il sindacato -conclude il responsabile edili della Cisl- esige la garanzia del diritto a lavorare senza rischiare di morire”.