Sono arrivati il 30 giugno e ripartiranno a fine agosto. Si tratta di 104 bambini nati nel 1998 e provenienti dai campi profughi Sahrawi di Tindouf (Algeria), cui vanno aggiunti 13 accompagnatori. Sono ospitati presso famiglie emiliano-romagnole e strutture gestite da associazioni e parrocchie, d’intesa con gli Enti locali (le province coinvolte sono: Rimini, Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma).

Fra loro, ci sono 9 bambini disabili, seguiti dalla rete di Reggio Emilia; la Regione offre a questi bambini uno screening sanitario presso le proprie strutture, sulla base delle richieste pervenute dalle associazioni responsabili dell’accoglienza.
Una folta e coloratissima delegazione è stata ospite, oggi pomeriggio, dell’Assemblea legislativa.

Nel suo breve saluto, la presidente Monica Donini ha espresso la sua grande emozione nel poter contraccambiare l’ospitalità che ha personalmente conosciuto in un campo profughi, nell’aprile scorso: “ho trovato grande calore e affetto; fra di voi si impara il senso della parola comunità”.
L’impegno della Regione vuol essere duplice: “garantire condizioni di vita migliori possibili a chi è costretto a vivere nei campi profughi, e lavorare affinché venga finalmente riconosciuto il diritto a tornare nelle vostre terre, nel Sahara Occidentale”. Intanto, la speranza è che in questo periodo di vacanza, i bambini possano vivere il loro “diritto inalienabile al sogno, al gioco, al divertimento e alla spensieratezza”.

Dal 1975 la popolazione Sahrawi vive in esilio a causa dell’occupazione da parte marocchina del Sahara Occidentale. Dal 1999 sono iniziate le iniziative di solidarietà della Regione, sia in termini di accoglienza che sotto forma di interventi diretti nei campi profughi algerini, anche grazie al mondo del volontariato e a molti enti locali emiliano-romagnoli, che continuano a dimostrare concretamente il loro interesse rispetto alle sorti di questo popolo.
L’Assemblea legislativa ha approvato varie risoluzioni che impegnano la Giunta regionale a proseguire le iniziative di aiuto internazionale a sostegno del popolo Sahrawi e ad assumere ogni utile iniziativa nei confronti del Parlamento e del Governo italiano, delle Nazioni Unite, del Parlamento Europeo, per riconoscere al Fronte Polisario uno status ufficiale e permettere la celebrazione del Referendum di Autodeterminazione del popolo Sahrawi, come stabilito dalle Nazioni Unite in seguito agli accordi di Houston.
Per la Regione, i settori di intervento prioritari sono: le politiche sociali, con particolare riguardo al sostegno alle donne che assistono i disabili; la sanità, con progetti formativi e interventi di ristrutturazione e riqualificazione delle strutture sanitarie di base; le iniziative di accoglienza e assistenza sanitaria dei bambini nel nostro territorio; l’invio di attrezzature e materiale d’uso sanitario; l’invio periodico di aiuti umanitari nell’ambito delle carovane nazionali e dei charter regionali di solidarietà; azioni di sensibilizzazione sul territorio, sul tema del rispetto dei diritti umani; la realizzazione di interventi ambientali e di raccolta di rifiuti.
In seguito alle alluvioni dello scorso mese di febbraio, che hanno distrutto il 50% delle strutture pubbliche e private dei campi profughi, la Regione ha stanziato 50.000 euro, destinati alla ricostruzione dei dispensari del campo di Smara. Tali dispensari sono oramai un punto di riferimento importante per le donne Sahrawi, essendo idonei a interventi materno-infantili (parto e degenza post parto). Dopo un primo invio di farmaci, nel febbraio scorso con il charter di solidarietà, sono stati inviati presidi sanitari, kit alimentari, vestiti, coperte, prodotti per la disinfezione dei pozzi neri; questi aiuti sono partiti il 18 giugno da Pisa con un cargo messo a disposizione dall’Aeronautica militare, che ha trasportato circa 10 tonnellate di materiale di cui 4,3 tonnellate provenienti dall’Emilia-Romagna, donati dalla Protezione Civile regionale, l’ex municipalizzata ENIA, le associazioni Jaima Sahrawi (RE), Help for Children (PR) e l’ong CISP di Granarolo Emilia (BO).