Anche quest’anno ritorna, come noto, “Fattorie aperte”. La manifestazione, alla sua ottava edizione, vuole avvicinare i cittadini alle campagne e scoprire i prodotti dei campi, il legame tra l’uomo, la terra, la tavola, le tradizioni del mondo rurale e l’ambiente. L’appuntamento domenicale è per domani e per il 21 maggio.

In provincia di Modena sono 45 le fattorie che apriranno i loro battenti al pubblico (20 sono a produzione biologica, 13 agriturismi, due istituti agrari e il parco faunistico di Festà).
Le visite sono gratuite, ma è consigliata anche la prenotazione telefonica. Se il tempo sarà buono si potranno fare passeggiate nei campi, visitare allevamenti, cantine, caseifici e anche fare provvista di prodotti aziendali, compresi quelli biologici. Negli agriturismi sarà anche possibile fermarsi a pranzo o per cena. Gli agricoltori saranno a disposizione per dare tutte le informazioni sui prodotti tipici dell’azienda e i percorsi dal produttore al consumatore.
Promossa dall’assessorato provinciale all’Agricoltura e alimentazione, l’iniziativa di Fattorie aperte è iniziata otto anni fa con 15 fattorie e tremila visitatori, per poi crescere fino ad arrivare alle 45 aziende di oggi e ai 15 mila visitatori dell’anno scorso.
La guida di “Fattorie aperte” è in distribuzione gratuita presso le edicole. Per informazioni attività e indirizzi: tel. 059 209730 oppure su web nel sito della Provincia di Modena.

“Con questa manifestazione – spiega l’assessore provinciale all’Agricoltura e alimentazione Graziano Poggioli – si vuole rinnovare e favorire il rapporto tra campagna e città, tra produttori e consumatori, promuovendo percorsi conoscitivi delle principali filiere alimentari con la riscoperta di chi fa, come e dove, le produzioni artigianali di eccellenza del nostro territorio, tra tutte il Parmigiano-Reggiano, il prosciutto di Modena, l’Aceto balsamico tradizionale, i vini Lambruschi, le pere, le ciliegie di Vignola… il pane. Il nostro impegno è valorizzare il modello dell’azienda agricola multifunzionale del territorio, delle produzioni tipiche e biologiche di eccellenza. I consumatori possono diventare così co-produttori promuovendo loro stessi quali prodotti e quale agricoltura deve svilupparsi. I tempi sono cambiati – aggiunge Poggioli – i consumi sono moltiplicati per mille e le risposte date alle mutate esigenze dei consumatori richiedono un’ampia riflessione e informazione per costruire una realtà agro-gastronomica più consapevole ed eco-compatibile, perché il cibo deve essere buono, sano ed equo”.