Per i piccoli produttori di vino l’export è più facile e gli aspetti burocratici sono minori è più semplici: se n’è parlato nel corso di un convegno promosso dalla Cia Emilia Romagna e dal Gruppo Coltiva.


Per i piccoli produttori di vino l’export è più facile e gli aspetti burocratici sono minori è più semplici. Sono alcuni dettagli emersi nel corso di un convegno promosso dalla Cia Emilia Romagna in collaborazione con il Gruppo Coltiva tenutosi a Bologna. L’iniziativa ha messo in luce, tra l’altro, i particolari adempimenti doganali e commerciali che le imprese debbono affrontare per proporre il loro prodotto oltre i confini nazionali.
Il particolare momento di crisi del settore agricolo induce infatti a riconsiderare le opportunità legate alla esportazione del vino, considerando le vendite fuori dal territorio italiano non più come nicchie di mercato.

“Rispetto ai grandi vinificatori i piccoli produttori di vino, con volumi che non superano i 1000 ettolitri all’anno, sono esentati dalla tenuta del deposito fiscale, ovvero una sorta di cauzione che è pari al 10% dell’accisa (una imposta indiretta sulla produzione e sui consumi di determinati prodotti, ndr) – ha detto Gianni Falchieri, responsabile fiscale della Cia dell’Emilia Romagna – una disposizione che è valida per la maggior parte dei Paesi comunitari, come ad esempio la Gran Bretagna, l’Austria, il Belgio e la Germania”. Tra le eccezioni dei paesi dell’Unione, tuttavia, la Francia è la nazione verso la quale vi sono maggiori difficoltà per l’esportazione, a causa di una normativa più rigida.

“Per chi intende vendere il proprio vino nelle nazioni extra Ue – ha spiegato Milena Ferrari del Gruppo Coltiva di Modena – è invece necessario uniformarsi alla normativa generale che è molto più restrittiva”.
I vantaggi dei piccoli produttori sono quindi una minor burocrazia, cioè costi di gestione più contenuti, con minori possibilità di incorrere a sanzioni amministrative.

“Questo dovrebbe incentivare l’utilizzo delle vie dell’export con vantaggi economici per le piccole aziende”, ha aggiunto Marco Nannetti della Cia.
“Se le piccole cantine intendono semplificare ulteriormente i passaggi burocratici – ha proseguito Nannetti – potrebbero trovare un momento di aggregazione per quanto riguarda l’attività di distribuzione e commercializzazione del vino, abbattendo ulteriormente i costi, pur mantenendo la loro individualità aziendale: una strada percorribile potrebbe essere la costituzione di consorzi tra aziende, oppure la istituzione di società con funzioni di carattere commerciale”.

La Confederazione italiana agricoltori ha infine suggerito ai ‘vignaioli’ di consultarsi con le sedi territoriali delle Agenzie delle dogane, organi competenti per tutti gli adempimenti di tipo fiscale e doganale.Nel pomeriggio Mauro Catena, responsabile vini del Gruppo Coltiva, ha preso in esame le norme europee e italiane sull’etichettatura dei vari tipi di vino, dal frizzante allo spumante pregiato.