A dieci anni dalla morte, l’artista modenese Bruno Semprebon (1906-1995) riceve l’omaggio del Museo civico d’arte, che gli dedica la mostra “La natura silente delle cose”, aperta nelle sale delle raccolte comunali da oggi (inaugurazione alle 18) al 26 febbraio.

La selezione di opere, che valorizza anche i dipinti donati dalla figlia dell’artista al Museo, raggruppa tematicamente i soggetti più significativi di Semprebon, la cui produzione attraversa i decenni centrali del Novecento modulando in diverse sfumature una costante ricerca di oggettività tesa a cogliere l’intima essenza degli oggetti e dei personaggi.

La mostra indaga “gli aspetti essenziali di una ricerca artistica che rivela una sua profonda unitarietà di carattere evocativo che sottolinea la natura ‘sospesa’ della pittura di Semprebon”, spiega Francesca Piccinini, responsabile del Museo civico d’arte. “La costante ricerca di sintesi, quasi di rarefazione formale, ottenuta per via di una sottile ricerca tonale perviene infatti, negli esiti più alti, ad una personale versione di “realismo magico”, non esente da una rarefazione di stampo metafisico”.

Nel catalogo, il saggio introduttivo di Luciano Rivi individua le radici di questo linguaggio pittorico nell’ambiente culturale degli anni Trenta, in cui l’esordiente Semprebon partecipa a numerose esposizioni. Un decennio, quello che precede lo scoppio della seconda guerra mondiale, caratterizzato a livello italiano da un consapevole recupero dei valori compositivi e formali della tradizione, dopo le sperimentazioni delle avanguardie e gli esiti estremi dell’informale. Il comune denominatore è quello di un ritorno alle radici all’insegna del rigore compositivo, dell’essenzialità formale e coloristica. Su questi temi l’artista modenese continuerà a riflettere anche in seguito, negli anni Quaranta e Cinquanta quando, grazie anche all’attività della Saletta degli Amici dell’arte, si crearono in città nuove opportunità di incontro e di confronto.