Le malattie, gli interventi di diagnosi e cura, il ricovero sono di per se’ fonte di disagio e sofferenza per molti pazienti. E’ possibile che a volte parte della sofferenza sia superiore a quella necessariamente connessa alla malattia. E’ possibile, infine, che una pratica clinica centrata sul paziente diventi strumento di prevenzione e di trattamento di questo disagio. Sono alcuni dei temi al centro del convegno nazionale ‘Nuovi pazienti e nuova medicina: psicologia in ospedale e qualita’ della cura’, che si terra’ il 25 e 26 ottobre al Policlinico di Modena.

Uno degli obiettivi di questa iniziativa – organizzata dal Servizio di Psicologia del Policlinico col patrocinio dell’Azienda Usl, del collegio Ipavsi di Modena, dell’Ordine dei Medici, dell’Ordine degli Psicologi, dell’Ateneo modenese e di quello di Parma – e’ aprire uno spazio di riflessione, anche critica, sull’uso del sapere psicologico in medicina.


Il convegno e’ parte integrante del progetto Psicologia in ospedale: aver cura delle persone, inaugurato al Policlinico nel 2000, del quale verranno presentati gli sviluppi futuri. Esso e’ nato da una duplice consapevolezza. Da un lato, i malati entrano in ospedale come persone prima che come pazienti e le strutture sanitarie devono promuovere attivamente il cambiamento cercando di rispondere al meglio ai bisogni delle persone. D’altro canto, occorre considerare che le malattie, gli interventi di diagnosi e cura e il ricovero sono di per se’ fonte di disagio e sofferenza per molti pazienti. L’ospedale, quindi, deve assumere una pratica clinica centrata sul paziente, utilizzando gli strumenti della comunicazione, della relazione e dell’ informazione al fine di contenere e fronteggiare la quota di sofferenza non necessariamente connessa alla malattia.


Sono sette le ‘parole chiave’ intorno alle quali il progetto si e’ snodato in quasi tre anni di applicazione: Aiutare e sostenere direttamente i pazienti nei momenti piu’ difficili; Favorire la partecipazione del paziente alla sua cura con gli strumenti dell’informazione; Includere i famigliari nel processo di cura per migliorare il sostegno che essi possono fornire al paziente; Adeguare, nel limite del possibile le condizioni ambientali, organizzative e relazionali alla cura e ai bisogni psicologici dei pazienti; Collaborare con le associazioni dei malati e con le associazioni di volontari presenti nel territorio; Promuovere il miglioramento delle competenze relazionali del personale sanitario; Fornire consulenza e supervisione psicologica a gruppi di infermieri, tecnici sanitari e medici.


Nella prima giornata di lavori, a partire dalle 14, si discutera’ del rapporto tra medico e malato nella medicina moderna, dell’angoscia della morte e della medicina interpretata dal cinema. Tra gli altri, interverra’ il giornalista e scrittore Sergio Zavoli. Mercoledi’ 26, invece, vi saranno prima diverse sessioni parallele (bambini in ospedale, l’ospedale come luogo di relazione, la fine della vita, i servizi di psicologia negli ospedali) poi, nel pomeriggio, in plenaria, due tavole rotonde conclusive.