Richiesta di rinvio a giudizio con
l’aggravante della finalita’ eversiva per il blitz di fine ottobre di un anno fa quando un gruppo di disobbedienti entro’ al cinema Capitol di Bologna senza pagare il biglietto. A formulare la richiesta e’ stato il Pm Paolo Giovagnoli che per l’autoriduzione aveva indagato 29 disobbedienti.


Secondo l’accusa formulata a suo tempo dal Pm, i 29 ”in concorso tra loro, eSsendo appartenenti alle associazioni Anti.fa., Disobbedienti, Rete Universitaria Studentesca” sono entrati al cinema con ”violenza, consistita nello spingere gli operatori addetti al controllo per potere entrare senza biglietto e con minaccia, consistita nell’essere un gruppo numeroso di persone organizzate, nel dichiarare che non si sarebbero allontanate se non fosse stato loro concesso di vedere lo spettacolo senza pagare e lasciando intendere che avrebbero causato danni se si fosse cercato di sgomberarli”. Ma erano stati accusati anche di aver impedito di pagare a chi voleva farlo, di aver impedito con violenza e minacce il pacifico possesso dell’immobile e di aver disturbato gli spettatori paganti. Tutto, appunto, con l’aggravante dalle finalita’ di eversione. Aggravante che e’ stata contestata per la prima volta contro i disobbedienti proprio in occasione dell’inchiesta sull’autoriduzione al cinema.


Successivamente il Pm Giovagnoli e la Procura avevano ipotizzato l’ aggravante dell’eversione per i tre disobbedienti arrestati il 18 maggio con l’accusa di invasione di edificio, danneggiamento, violenza privata e resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale. La vicenda era relativa all’occupazione di un locale nella zona universitaria, agli spintoni dati al marito della proprietaria e alle lesioni procurate a due poliziotti. E a questa erano seguite le polemiche politiche sull’aggravante dell’eversione e sulla legalita’ e una manifestazione dei movimenti che ebbe come bersaglio anche il sindaco Sergio Cofferati. Il tribunale del riesame dopo un paio di settimane aveva fatt/ cadere l’aggravante dell’eversione (”La contestata ipotesi della finalita’ eversiva e’ priva di contenuto logico-giuridico e va disattesa”, avevano scritto i giudici) e concesso una scarcerazione e due arresti domiciliari ai tre. La Procura aveva quindi fatto ricorso per Cassazione contro la decisione del Riesame.


Successivamente, a fine luglio, poi a dodici attivisti del movimento dei disobbedienti, tra cui Luca Casarini, leader delle reti del Nord Est, erano arrivati avvisi di fine indagine della Procura di Bologna in cui si ipotizzava nuovamente l’aggravante eversiva, questa volta con i reati di violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale e disturbo ai passeggeri. La vicenda era quella dei tafferugli avvenuti alla Stazione Centrale a Bologna il 6 novembre 2004 quando un gruppo di giovani, contrattando un’autoriduzione del biglietto, si stava dirigendo al treno diretto a Roma per partecipare alla manifestazione dei precari.