Cresce in Italia la passione per l’antiquariato e il collezionismo. Un settore che negli ultimi quattro anni e’ cresciuto del 9%. Secondo una ricerca svolta dalla Camera di Commercio di Milano sui dati del registro delle imprese del quarto trimestre del 2004, sono ormai oltre 4.072 le imprese che in Italia si occupano della produzione e della vendita di oggetti d’antiquariato o da collezione.

La maggiore concentrazione di imprese e’ a Milano (9,9%), subito seguita da Roma (6,7%), da Napoli (4,8%) e infine da Firenze (4,2%).



Ad incidere maggiormente sul totale nazionale e’ la Lombardia (17,7%), seguita dalla Toscana (12,1%), Emilia-Romagna (11,7%) e Veneto (9,1%). La crescita dell’8,9% in quattro anni si e’ avuta soprattutto nelle regioni del sud: dalla Basilicata (+69,2%) alla Calabria (+43,1%), dalla Puglia (+33,8%) alla Campania (+26,5%). Le province italiane che si aggiudicano la piu’ alta concentrazione di imprese nel settore sono Milano che con 464 imprese costituisce il 9,9% del totale nazionale, seguita da Roma con 313 imprese (6,7%), Napoli con 227 imprese (4,8%), Firenze con 199 imprese (4,2%), Torino con 178 imprese (3,8%) e Bologna con 151 imprese (3,2%).


E ora, grazie alla raccolta degli Usi della Camera di commercio di Milano, arrivano le regole per acquisti di libri d’antiquariato piu’ sicuri: dal libro antico che deve risultare anteriore al 1830 al libro vecchio edito dopo il 1830; viene poi specificato che per catalogare un libro come ‘raro’, quello acquistato deve essere l’unico esemplare in Lombardia o, al massimo, devono trovarsene tre esemplari in tutta Italia; la scheda bibliografica deve indicare dove e come il libro e’ stato eventualmente logorato.



Lo studio elaborato dalla Camera di Commercio, traccia anche un ritratto dell’imprenditore tipo dedito al settore dell’antiquariato e del collezionismo: la maggior parte e’ di sesso maschile (56,3% del totale degli imprenditori del settore). Sono soprattutto gli italiani ad appassionarsi a questo genere di impresa, infatti costituiscono circa il 93,9% dei titolari. Il restante 6,1% occupato dagli stranieri vede la prevalenza degli europei (51,9% di tutti gli stranieri del settore), seguiti dagli Africani (13,7%) e dagli Asiatici (13,2%).