Aumenta del 4% il valore delle esportazioni di vino Made in Italy nel mondo come risultato di una sostanziale stabilità nei mercati comunitari, una forte crescita negli Stati Uniti (+12%) ed un vero boom nei paesi extracomunitari emergenti come la Russia (+90 %) e la Cina (+98%). E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sul commercio estero nazionale nel primo quadrimestre del 2005 secondo l’Istat, dalla quale si evidenzia che il vino è la principale voce dell’export agroalimentare nazionale con un valore che nel 2005 potrebbe superare i 3 miliardi di euro.

Si tratta di un risultato incoraggiante – sottolinea la Coldiretti – per una vendemmia considerata ottima dal punto di vista qualitativo e produttivo su livelli simili, secondo l’Ismea e l’Unione Italiana Vini, a quelli dello scorso anno attorno ai 53 milioni di ettolitri. L’Italia – continua la Coldiretti – è il secondo Paese produttore di vino nel mondo in un settore che genera un fatturato complessivo di circa 8,5 miliardi di Euro e dalla vendemmia 2005 sarà confermato un equilibrio tra vini rossi o rosati e bianchi, con una leggera prevalenza dei primi. Quasi due terzi della produzione nazionale – precisa la Coldiretti – sarà realizzata nell’ordine in Veneto, Puglia, Emilia Romagna e Sicilia e ben il 60% potrà essere commercializzata sotto una delle 453 denominazioni di origine (Docg, Doc e Igt) riconosciute. La produzione nazionale di vino è acquistata per oltre la metà dai paesi dell’Unione Europea, (la maggioranza alla Germania che è il principale mercato di sbocco), mentre oltre un quarto del valore delle esportazioni è realizzato grazie alla domanda crescente degli Stati Uniti dove il vino Made in Italy ha conquistato anche nel 2005 la leadership di mercato davanti all’Australia e alla Francia. A spingere la crescita sono stati sicuramente la qualità e competitività della produzione italiana rispetto alla concorrenza ma anche l’immagine positiva di cui gode il Made in Italy nei Paesi emergenti ed i risvolti commerciali positivi di numerose ricerche che hanno evidenziato gli effetti benefici del consumo di vino sulla salute come quello antinvecchiamento dovuto al contenuto di resveratrolo a quello antistress della melatonina, un neurormone che svolge un ruolo importantissimo nella regolazione dei ritmi circadiani (sonno-veglia) che influenzano l’umore.

Le esportazioni nazionali di vino sul mercato statunitense – continua la Coldiretti – potrebbero peraltro raddoppiare se dagli accordi sul commercio internazionale nell’ambito del Wto venisse anche un chiaro segnale di stop alla “vinopirateria” e al “falso” Made in Italy. Secondo una recente indagine – riferisce la Coldiretti – solo negli Stati Uniti il mercato dei vini di imitazione del Made in Italy è infatti quasi uguale a quello delle nostre esportazioni ed in altre parole è “falsa” una bottiglia su due e non è quindi difficile incontrarsi con curiose bottiglie di Chianti, Sangiovese, Refosco e Barbera anche Rosé, Barolo e Super Piemontese prodotti in California ma anche Moscato e Malvasia, con “DOC” californiane Napa Valley o Sonoma County. In realtà – continua la Coldiretti – sono numerosi i Paesi dove è possibile spacciare vini locali come italiani e ad essere più imitati sono il Chianti, il Lambrusco, il Marsala e la Grappa. La difesa deI vini a forte identità territoriale è stata oggetto di un accordo siglato da Paolo Bedoni e Jean-Michel Lemetayer presidenti della Coldiretti e dell’Fnsea, le due organizzazioni degli imprenditori agricoli di gran lunga più rappresentative nell’Unione Europea ed è positivo che questa estate per la prima volta anche i viticoltori americani della California, dell’Oregon e dello stato di Washington abbiano convenuto con quelli europei di proteggere le indicazioni geografiche dei vini dalle usurpazioni dando vita ad una coalizione per i vini delle grandi regioni che unisce produttori divisi dall’oceano.