Sessanta laureati all’Università di Bologna su cento (60,3%) lavorano a un anno dalla laurea, un valore più alto della media nazionale (56,6%). Un quinto
continua il percorso di formazione, tra questi ovviamente i medici (64%) e i giuristi (45%), impegnati in tirocini e specializzazioni obbligatori. Chi cerca lavoro è il 19%.

Sono i dati più rilevanti di una indagine sulla condizione occupazionale dei laureati felsinei realizzata dal consorzio interuniversitario AlmaLaurea.

I laureati bolognesi coinvolti sono 8.106. La condizione occupazionale dopo la laurea per i neodottori dell’ Alma Mater si contrae, con 4 punti percentuali in meno rispetto all’indagine del 2001, quando i laureati occupati a un anno dalla laurea erano il 64,1%. La buona situazione dal punto di vista occupazionale migliora ancora di più a tre anni dalla laurea (lavora il 79% dei laureati, solo il 7% cerca lavoro) e a cinque anni (lavora l’88% dei laureati, chi non lavora ma cerca è il 5%).
Le donne sembrano avere più chance di trovare lavoro rispetto alla media nazionale. Se il differenziale tra i neolaureati e le neolaureate a livello nazionale è di 8 punti, il divario si restringe nel caso dei dottori dell’ Alma Mater: a un anno dalla laurea lavora il 62% degli uomini e il 59% delle donne. Ma a cinque anni dalla laurea le differenze di genere tornano a pesare: lavora il 91% degli uomini e l’ 83% delle donne.

I neolaureati bolognesi hanno trovato lavoro in media, in due mesi e mezzo. La maggior parte dei giovani ha trovato lavoro per iniziativa personale (il 42%), il 15% attraverso un contatto avuto su segnalazione di altre persone, l’11% con annunci,
stage o simili attività di formazione. A un anno dalla laurea il lavoro stabile riguarda il 32% dei
laureati, l’atipico il 48%. Lo stabile tende a crescere nel tempo (a cinque anni dalla laurea il 74% dei dottori ha un lavoro autonomo o a tempo indeterminato), mentre la precarietà quasi si dimezza (23,7%) nello stesso periodo di tempo. I
neolaureati precari vivono soprattutto di collaborazioni (27%) e contratti a tempo determinato (18%). Il guadagno mensile netto a
un anno dalla laurea è di 980 euro. Il primo stipendio è più leggero per le donne: 900 euro contro i 1.090 degli uomini.
Il giudizio sull’efficacia del titolo di studi rispetto al
lavoro svolto è positivo: a un anno dalla fine degli studi l’80% considera la laurea almeno “abbastanza efficace”, la percentuale sale, a cinque anni dall’ acquisizione del titolo, all’ 88%.

AlmaLaurea ha poi interrogato i giovani sulla soddisfazione per la laurea conseguita, sul percorso universitario compiuto e sulla riforma del 3+2 che hanno visto solo partire, senza esserne coinvolti. Se potesse tornare indietro, il 68% dei
neolaureati dichiara che si iscriverebbe di nuovo all’università e allo stesso corso; il 27% cambierebbe corso, solo quattro neolaureati su cento non affronterebbero più gli studi universitari. A sorpresa, circa il 40% dei laureati dei vecchi
corsi dichiara che è meglio il sistema del 3+2.

“Bologna si colloca su valori migliori della media nazionale nonostante la debole congiuntura del sistema economico regionale – ha commentato Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea – Già
a livello nazionale AlmaLaurea aveva riscontrato una inversione di tendenza nell’occupazione dei laureati che in parte si conferma anche a livello locale e che anticipa quei segnali di crisi di cui oggi molti parlano con preoccupazione”. Tra l’altro i dati, ha precisato Cammelli, “sono tanto più apprezzabili se si pensa che un quinto dei suoi laureati è
residente in regioni dove il tasso di occupazione è più basso e se si tiene conto del peso di facoltà come Giurisprudenza e Medicina che richiedono una formazione post laurea per l’accesso alle professioni”.