Gli adulti sanno solo consigliare cosa comprare, ma non come e per che cosa crescere. A denunciarlo è il Coordinamento Nazionale Comunità di
Accoglienza (Cnca), che in occasione della ‘XV Giornata internazionale dei Diritti dell’Infanzia’ in programma per domani, sottolinea come “in questo quadro più ricco di ombre che di luci non sorprende che il sistema illegale di controllo del territorio sia spesso in grado di offrire ad adolescenti e giovani proposte ben più allettanti”.


“Il mondo degli adulti – sostiene l’associazione – non è in grado di assicurare, nel nostro paese, le condizioni fondamentali per favorire la crescita dei propri figli, che finiscono così per essere ‘modellati’ dal mercato dei consumi.
E le sperimentazioni più innovative per aiutare minori e famiglie non vengono trasformate in normali modalità del sistema dei servizi”. Secondo il Cnca “le ragioni di preoccupazione sono diverse. La prima è quella più insidiosa e pervasiva: il continuo riferirsi ai bambini, da parte del sistema economico, come a potenziali consumatori o induttori di consumi (per le pressioni fatte sui propri familiari). Qualcuno ha parlato di questa mercificazione dell’età minorile come di un vero e proprio ‘furto’, una spoliazione della propria
individualità in funzione di modelli massificati e
superficiali”.
“In secondo luogo, a fronte della notevole capacità di penetrazione e di seduzione del mercato, assistiamo a una sempre maggiore difficoltà da parte della scuola e della famiglia,
cioé dei luoghi che tradizionalmente sono deputati alla formazione dell’identità dei più giovani, a rispondere a tale compito. Ciò vuol dire che gli adulti sanno solo consigliare cosa comprare, ma non come e per che cosa crescere”.

Infine, “va sempre ricordato il successo che modelli di comportamento ispirati a violenza e illegalità hanno nel mondo degli adulti e, contemporaneamente, in quello di bambini e
adolescenti”. Eppure, secondo l’associazione, “qualcosa è stato tentato e
realizzato, o almeno progettato. Le buone pratiche messe in atto con la legge 285 hanno indicato alcune piste di lavoro e raggiunto risultati; tuttavia, queste esperienze non sono state tesaurizzate come punti di forza di tutto il sistema dei servizi
sociali. E così la decisione di chiudere, alfine, gli istituti per minori non ha portato a definire piani di accompagnamento e monitoraggio di un obiettivo così necessario e impellente.
Al solito, sono i ragazzi immigrati a scontare la privazione
più clamorosa di diritti fondamentali: più si avvicinano alla maggiore età, più perdono garanzie e tutele”.