Una comunità di pronta accoglienza, 11 comunità educative, quattro di tipo familiare, sette case famiglia e tre comunità per madri e bambini. Sono i servizi socio-educativi per minori e madri attivi nel modenese e, per la prima volta, presentati insieme in una guida pubblicata dalla Provincia di Modena, assessorato alle Politiche sociali, in occasione del convegno ‘Maternità difficili. La tutela della donna e del neonato‘ che si è svolto ieri.


Per ogni struttura la guida propone una scheda che riassume capacità ricettive, caratteristiche del personale e dati economici, ma anche il progetto educativo sviluppato dalla comunità in modo da rendere trasparente lo spirito e la filosofia di vita dei minori e degli adulti nelle strutture, gli obiettivi educativi e formativi che queste si propongono.

Le comunità per minori, infatti, costituiscono un’alternativa all’Istituto, “come lo sono tutti gli interventi che mirano al sostengo del nucleo familiare” spiegano i curatori della guida che sottolineano come “l’inserimento del minore nella comunità vuole assicurare, attraverso un progetto educativo individuale, appunto, il mantenimento, l’educazione e l’istruzione come risposta alle difficoltà effettivo-relazionali e ambientali che il minore presenta e per le quali è necessario l’allontanamento dalla famiglia”.

La capacità ricettiva delle strutture è considerata adeguata: cinque hanno meno di 5 posti, le altre tra i 5 e i 10 o oltre, come due case famiglia che presentano soluzioni abitative e di accoglienza flessibili per rispondere ai diversi bisogni attraverso servizi strutturati in piccoli gruppi.

Tre strutture sono dedicate ai bambini fino a 10 anni e a queste si aggiungono le tre comunità madre-bambino, i centri per minori pre-adolescenti (11-14 anni) sono quattro, quelli per adolescenti (14-18 anni) sono nove. Il personale è costituito da educatori professionali, dagli stessi genitori e da collaboratori esterni.

Gli enti titolari delle comunità sono associazioni, laiche o religiose, cooperative sociali, Ipab e Fondazioni. Oltre la metà si trovano nel capoluogo, le altre sono distribuite nei diversi distretti con esclusione dell’Appennino.