Sono arrivati in Emilia-Romagna 59 bambini del Progetto Chernobyl, che saranno ospitati da famiglie di Bagnacavallo (Ravenna), Maranello e Imola.

Questo – ha reso noto Legambiente – è il primo gruppo dei 207 bambini che quest’ anno avranno accoglienza da 226 famiglie della regione. “Il Progetto Chernobyl – ha spiegato Roberto Rebecchi, responsabile di Legambiente Solidarietà per l’ Emilia Romagna – vuole aiutare più bambini evitando però loro problemi psicologici.
E’ per questo che l’ accoglienza è rivolta a chi non è mai uscito dal proprio Paese e non è mai ripetuta con lo stesso bambino, perché la solidarietà non può rischiare di diventare una relazione esclusiva. Il progetto che conduciamo é, in sintesi, l’ impegno di una famiglia verso un’ altra, che sta vivendo la lacerante necessità di continuare a vivere su un territorio contaminato dalla radioattività”.

Gli altri piccoli bielorussi saranno ospitati, a luglio, da famiglie di Bologna; Lugo, Faenza, Vignola.
E a settembre, da famiglie di Cavezzo-Mirandola, Carpi, Novi, Soliera, Concordia, San Possidonio e di Rolo, Reggiolo e San Martino in Rio.
I gruppi di Legambiente Solidarietà dell’ Emilia Romagna sono impegnati da dieci anni in interventi di aiuto alle popolazioni dei territori colpiti dalla ricaduta di materiale radioattivo prodotto dall’ esplosione del quarto reattore della centrale nucleare di Chernobyl il 26 aprile 1986.

L’aiuto alle popolazioni avviene attraverso l’ accoglienza presso le famiglie italiane, per un periodo di un mese, dei bambini che vivono nei villaggi dei territori contaminati, e attraverso la conduzione di progetti di cooperazione con la Bielorussia.
L’accoglienza in Italia, grazie alla permanenza in un ambiente non contaminato, permette di ridurre del 30-50% i livelli di radioattività che i bambini continuano ad accumulare vivendo ed alimentandosi in zone ancora molto a rischio.