Riguarda un milione e mezzo di
persone in Italia secondo le stime ufficiali, 5 milioni secondo
gli esperti. E’ il mobbing, la persecuzione psicologica nel
luogo di lavoro che induce chi li subisce alla depressione e,
quasi sempre, alle dimissioni, al centro del Convegno Nazionale
sul mobbing tenuto ieri alla Camera di Commercio di Modena,
ideato e organizzato dalle consigliere di parità della
provincia, Isa Ferraguti e Mirella Guicciardi.

“Il mobbing riguarda le donne più degli uomini – ha
spiegato l’avvocato Guicciardi – e provoca danni alle persone
interessate, alle loro famiglie e a tutta la società”.
“Non abbiamo leggi specifiche in materia, né posizioni
ufficiali del ministro Maroni – ha detto Eufranio Massi,
direttore provinciale del Lavoro – dobbiamo trattarla come
malattia professionale. A Modena 3.000 persone ogni anno si
rivolgono al nostro ufficio e negli ultimi due anni almeno 45
hanno denunciato situazioni di mobbing, e il fenomeno è in
crescita, vengono da noi quando è cessato il rapporto di
lavoro, chiedendo indennità per danno biologico e differenze
salariali. Il nostro ufficio dovrebbe convocare le parti per il
tentativo obbligatorio di conciliazione entro 60 giorni, o 90 se
il fatto riguarda la Pubblica Amministrazione. Ma è
materialmente impossibile. A Roma le persone che si rivolgono
all’Ufficio Provinciale per l’impiego sono 80.000, a Milano
60.000 nei casi di mobbing. Convocano solo le persone che si
sono già accordate”.
Ma “sta nascendo anche in Italia una forte giurisprudenza –
ha aggiunto l’avvocato Oliva – i tribunali di Torino, Roma,
Forlì e Pisa hanno confermato il concetto e utilizzato il
termine mobbing per emettere sentenze di risarcimento danni a
favore di dipendenti che hanno citato il datore di lavoro”.

“Sono gli uffici postali, le banche, il settore farmaceutico
i più colpiti dal mobbing – ha affermato Catia Iori, docente di
Sociologia dei Consumi alla Iulm di Milano – o i luoghi di
lavoro dove la struttura burocratica è prevalente, come nella
Pubblica Amministrazione. Il consiglio è di non pensare alle
dimissioni, di raccogliere quante più notizie possibile sulle
vessazioni subite, senza scoraggiarsi, scrivendo la storia e
denunciando pubblicamente solo fatti reali e documentabili,
cercando di non esporsi a querele per diffamazione o per
violazione di segreti d’ufficio”.
“Sono proprio le donne le più colpite dal mobbing – ha
confermato Francesca Arena – in particolare quando rientrano
dalla maternità. E’ il caso di una dirigente di un’importante
azienda industriale di Reggio Emilia che a 39 anni si trova ad
aspettare un figlio. Al rientro dalla maternità dopo i 5 mesi
di assenza prevista dalla legge, non trova più né il suo
ruolo, né il suo ufficio, occupato da chi l’ha sostituita. La
situazione non si modifica nei 3 mesi successivi. Questo è il
tipico caso di mobbing verso le donne. Per non parlare delle
molestie sessuali che vanno decisamente denunciate alla
Commissione per la Pari Opportunità che insieme alla persona
interessata troveranno la strada migliore per affrontare il
problema”.

“Proprio per prevenire il mobbing abbiamo costituito uno
sportello dedicato alle richieste dei nostri dipendenti, uomini
e donne”, ha detto Morena Diazzi, assessore provinciale agli
Interventi Economici, Risorse Umane e Pari Opportunità. “La
nostra Provincia ha valorizzato il ruolo delle Consigliere di
Parità, a cui invitiamo a rivolgersi in caso di violazione dei
propri diritti – ha sottolineato Giorgio Razzoli, assessore al
Lavoro e alle Politiche Sociali – Il livello locale è ideale
per supportare le figure più deboli del mercato del lavoro come
le donne e i giovani”.
Isa Ferraguti, concludendo il convegno, ha sollecitato le
persone che pensano di essere in una situazione di mobbing a
rivolgersi alla Commissione per le Pari Opportunità subito,
prima che sia necessario ricorrere alle vie legali. “Credo che
il mobbing non sia una degenerazione del sistema, ma un aspetto
attuale dell’organizzazione del lavoro – è l’opinione del
sociologo Domenico De Masi, citato da Catia Iori – la burocrazia
é tutto un insieme di mobbizzati che sono anche mobbizzanti.
Finché non troviamo regole nuove, l’unica arma per difendersi
é l’ironia”.