Sono uomini nel 79% dei casi e donne nel 21% le persone che gestiscono la tratta di persone dall’Est Europa a scopo di sfruttamento sessuale. La presenza di donne che sfruttano altre donne è una delle novità registrate dalla ricerca sugli atti giudiziari dei principali tribunali italiani condotta nell’ambito del progetto ‘West – Women East Smuggling Trafficking‘ finanziato dall’iniziativa comunitaria Interreg III B e di cui l’Assessorato politiche sociali della Regione Emilia-Romagna è capofila.


La ricerca è finalizzata a creare una banca dati che descriva i flussi della tratta di donne per scopo di sfruttamento sessuale dall’Europa dell’Est verso l’Italia, illustrando le rotte seguite negli spostamenti, i mezzi utilizzati, le modalità di reclutamento delle vittime e cercando, infine, di stimare il fatturato di tale traffico. “I risultati della ricerca West serviranno – spiega l’assessore Borghi – per sperimentare nuovi interventi territoriali innovativi, in grado di superare gli ostacoli che la politica repressiva e di mero controllo sociale del governo sta ponendo a chi voglia intervenire con azioni concrete nell’ambito della prostituzione e della lotta alla tratta”.

La ricerca fin qui condotta si basa sull’analisi di 223 documenti giudiziari, per un totale di oltre 5000 pagine. L’esame di questo materiale ha permesso di realizzare 929 schede individuali (inserite in un database) e di tracciare un primo e parziale profilo di 601 persone (477 uomini e 124 donne) che a vario titolo – capo, intermediario, esecutivo – hanno fatto parte di una banda di trafficanti e di 328 donne vittime di tratta. La nazionalità prevalente delle donne trafficate è quella ucraina (16,16%), seguono rumene (15%), moldave (11,89%), albanesi (7%).