Centoquaranta fotografie (su
un totale di circa 1.000) scattate da Li Zhensheng, fotografo
del Quotidiano di Heilongjiang, giornale del Partito comunista
del nord-est della Cina, durante la Rivoluzione culturale e
sviluppate da lui stesso.

L’ insieme delle sue opere è l’unica
testimonianza fotografica di quel periodo: le sue immagini sono
rimaste segrete, ad eccezione di venti scatti la cui
pubblicazione fu autorizzata nel 1988 facendo ottenere a Li il
primo premio del concorso fotografico nazionale cinese National
Press Association Photo Competition. Ma i negativi più
‘compromettenti’ furono conservati per trent’anni da Li
Zhensheng in un buco scavato nel pavimento del suo alloggio.
Le immagini documentano la violenza che si scatenò in Cina
durante la Rivoluzione culturale e sono raccolte per la prima
volta nel volume ‘Colore-Rosso Soldato di Notizie. L’odissea di
un fotografo cinese attraverso la Rivoluzione Culturalé
pubblicato da Phaidon, che accompagna la mostra. I dieci anni
che separarono l’ inizio della Rivoluzione (16 maggio 1966)
dalla morte di Mao Zedong (9 settembre 1976) generarono un
cataclisma sociale che sconvolse la Cina, causando centinaia di
migliaia di morti. Ventisette anni dopo la morte del ‘grande
timoniere’, un’ampia scelta della raccolta più vasta di
fotografie di quel periodo – la prima immagine in mostra è del
1964 e l’ultima è del 2 febbraio 1980 – realizzate dal solo Li
Zhensheng che si muoveva con un lasciapassare con la scritta
‘Colore Rosso Soldato di notizie’, viene presentata per la
prima volta in Italia e dà corpo e sostanza alla
spettacolarizzazione dei processi pubblici, alle autocritiche,
al culto della personalità, alle adunate di massa, alle
campagne di rieducazione.

Li Zhensheng, nato nel 1940, frequentò la Scuola del Cinema
di Changchun, ma la decisione del governo di riconvertire la
professione da lui scelta in un’attività giudicata più utile,
quella di ‘fotografo della stampa’, cancellò il suo sogno di
diventare regista. Ottenne così un posto al Quotidiano di
Heilongjiang, con sede a Harbin, capitale della provincia
settentrionale, alla frontiera con l’Unione Sovietica. Attirato
dalla Rivoluzione culturale, Li comprese il ruolo straordinario
che possono avere i fotografi; fondò all’interno del giornale
un gruppo di rivolta, e lo stesso Mao gli attribuì il
riconoscimento di ‘soldato rosso dell’attualita”. Li entrò
tuttavia rapidamente in conflitto con le gerarchie del giornale,
che non accettarono la sua volontà e il suo desiderio di
documentare tutti gli avvenimenti. Censurato per ‘essersi
discostato dalla linea editoriale’, accusato di essere un ‘nuovo
piccolo borghese’ e persino un ‘agente dello straniero’, il 26
dicembre 1968, Li Zhensheng venne messo su un podio nei locali
del giornale, e sottoposto a una denuncia pubblica. Inviato in
campagna per essere rieducato, trascorse due anni di lavori
forzati in una ‘scuola di correzione’. Nel 1972 riottiene il
posto di responsabile del servizio fotografico al giornale.
La mostra è divisa in cinque sezioni che ricordano quei giorni:
‘Ribellarsi e’ giustò, ‘Fuoco sul quartiere generale’, ‘Il sole
rosso nei nostri cuori’, ‘La rivoluzione non e’ un pranzo di
galà, ‘Morire combattendo’.

La mostra, che ha avuto una prima edizione a Parigi, è
promossa dalla Provincia di Reggio Emilia, in collaborazione col
Patrimoine Photographique del Ministero della Cultura di
Francia, con il contributo della Fondazione Pietro Manodori e di
Ccpl Reggio Emilia.