Gli italiani vedono nero e guardano al conflitto ed al dopoguerra con preoccupazione per la
propria situazione economica e più in generale per quella del paese.


Si attendono un aumento del carovita, prevedono di investire meno o molto meno negli acquisti di una certa importanza e sono convinti che l’attesa ripresa è sempre più lontana. Tanto da prevedere un peggioramento nel 35,7% dei casi, esaminati da un sondaggio commissionato da Confcommercio all’Ispo di Renato Mannhaimer.

Solo un italiano su dieci si dice infatti ottimista prevedendo una lieve ripresa mentre il 34,7% si attende il
perdurare dell’attuale situazione di crisi.

E, anche guardando nelle proprie tasche, le previsioni non sono più rosee: quasi la metà degli abitanti del paese prevede tra un anno di rimanere come è mentre il 16,3% attende di fare i conti con un peggioramento della propria situazione familiare. Con un diverso approccio, però, tra i portafogli di destra e quello di sinistra: gli elettori della casa delle libertà si dicono infatti più ottimisti (situazione migliore tra un anno per il 23% contro il 12% tra gli ulivisti) mentre ad attendere una
debacle sono i sostenitori dell’opposizione per la maggior parte dei quali se cambiamento ci sarà in negativo.

Tutti però temono il carovita che aumenterà per quasi il 50% mentre un calo dell’inflazione è atteso solo da 6 italiani su 100. E così solo il 9% prevede di comprare di più nel
prossimo futuro, sopratutto per i beni di ”una certa
importanza” mentre il 66,8% punta a stringere la cinghia.

Di questi ultimi quasi il 50% afferma che addirittura ”non investirà per nulla”. E mentre l’indice di fiducia sull’andamento dell’economia resta ai minimi degli ultimi anni,
nella ricerca, condotta su un campione di circa 5 mila intervistati, gli abitanti del belpaese confermano l’italianità e si rifugiano tra le mura domestiche, contenti del loro tran-tran sentimentale e familiare. L’84% si dice solennemente molto o abbastanza soddisfatto della propria vita privata.