Il 25% degli adolescenti italiani ha subito prepotenze e minacce in ambito scolastico. Una
percentuale che ci fa salire al terzo posto sul podio europeo del bullismo, dopo Gran Bretagna e Francia.

A puntare il dito contro un fenomeno sempre piu’ vasto e che spesso e’ l’anticamera della delinquenza vera e del coinvolgimento in
attivita’ criminali e’ un dossier sulla delinquenza minorile di ‘Polizia moderna’, che sara’ pubblicato nel prossimo numero del mensile della Polizia di Stato.
I dati del 2002 parlano di un aumento dei minori denunciati (circa 10 mila) mentre gli arresti si attestano su 1.700 l’anno:
di questi circa il 50% sono stranieri, un sintomo – secondo gli esperti – della fallita integrazione razziale. Altro dato preoccupante e’ la crescita dell’arruolamento dei minori nelle organizzazioni criminali e mafiose e soprattutto l’aumento dei
reati fuori controllo, spropositatamente violenti e
apparentemente immotivati.
E sotto accusa, ancora una volta, e’ la scuola non solo perche’ dietro il bullismo c’e’ spesso l’insuccesso scolastico e la voglia dell’adolescente di colpire l’istituzione che lo ha respinto ed emarginato, ma perche’ non fa molto contro
l’evasione scolastica e spesso non si accorge che la violenza viene esercitata proprio tra i banchi. I giovanissimi, infatti, imparano la paura e i meccanismi dell’illegalita’ non per strada, di notte, nei bar, ma a scuola, proprio nel luogo dove
dovrebbero apprendere il senso civico e la legalita’.
E’ cronaca recente la serie di furti messi in atto al liceo classico Umberto, uno dei piu’ rinomati della Napoli bene, durante lo scorso anno scolastico. E’ per questo che da quest’anno decine di agenti in borghese presidiano oltre 50 istituti di Napoli e provincia considerati a rischio.
Ed e’ proprio la provincia di Napoli, una delle aree piu’ a rischio di delinquenza minorile: in soli sei mesi sono stati arrestati 43 minorenni e 45 sono stati denunciati: bulli di oggi, boss di domani. Sedotti da facili guadagni – sottolinea il
dirigente dell’ufficio minori della questura di Napoli,
Giuseppina Sessa – eseguono gli ordini del capogruppo di turno, ma un giorno potrebbero ingrossare le schiere della delinquenza minorile.
Un’altra zona a rischio e’ la Sardegna dove, secondo i dati di una ricerca su un campione di 1.385 minorenni, a Cagliari e Nuoro il 55,2% dei ragazzi sostiene di aver prevaricato almeno
una volta i coetanei. Una regione questa dove i tassi di dispersione scolastica e assenteismo sono altissimi ed anche i primi responsabili di comportamenti anomali e turbolenti da
parte dei ragazzi. Secondo Carlo Serra, docente di criminologia e psicopatologia all’Universita’ La Sapienza ”la famiglia sarda spesso non e’ in grado di seguire i figli (per analfabetismo di ritorno e disagio economico). I ragazzi dunque al primo
insuccesso con la realta’ scolastica troppo nozionistica, fatta di dinamiche premio/castigo e per nulla attenta al vissuto degli allievi, preferiscono oziare per le vie del paese.
Contro tutto cio’ non funziona, secondo Gaetano De Leo, docente di psicologia giuridica alla Sapienza ed esperto di devianza minorile, la maggior durezza nella punizione.
”Abbassare l’imputabilita’ dai 14 ai 12 anni come prevede la riforma Castelli – dice De Leo – non risolverebbe nulla. Anche perche’ degli otto mila denunciati sotto i 14 anni molti sono bambini nomadi di 8-9 anni che non rientrerebbero nei limiti di applicazione della nuova norma”. Per De Leo la strada, invece, ”e’ la prevenzione fatta insieme da scuola, famiglia, istituzioni e agenzie sul territorio (circoli, parrocchie, palestre) per evitare che i nostri ragazzi divengano aguzzini o carnefici, magari per noia”.