Sono 40 milioni i lavoratori europei colpiti da “stress da lavoro”, causato da mobbing, pressioni, intimidazioni. Un problema che comporta per l’Unione europea ogni anno costi non inferiori ai 20 miliardi di euro in termini di perdita di tempo e di costi sanitari. E’ quanto emerge da una recente ricerca della Fondazione europea al centro della discussione della giornata di apertura di Ambiente e Lavoro (salone dell’igiene e della sicurezza in ambiente di lavoro) in corso a Modena da oggi al 28 settembre per iniziativa dell’Ispesl, l’ente delegato per l’Italia dall’Agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro.

Lo stress da lavoro – seconda malattia professionale piu’ diffusa nella Ue, che affligge il 28% dei dipendenti che vi lavorano, a cui e’ imputabile quasi il 50% di assenteismo – affligge quasi un lavoratore su tre in tutti i settori e a tutti i livelli organizzativi: le donne risultano essere le piu’ colpite. Fra le cause comuni risultano la mancanza di sicurezza dell’impiego e lo scarso controllo del proprio lavoro, nonche’ l’eccessivo carico di lavoro. Il 35% dei dipendenti sostiene di non avere alcuna autorita’ sull’ordine delle proprie mansioni e il 55% afferma di non avere alcuna influenza sul tempo di lavoro. La monotonia, i tempi di scadenza ristretti (a cui afferma di attenersi regolarmente il 29% degli impiegati) e il mobbing sono alcuni dei fattori dell’equazione. Si stima che le malattie cardiovascolari nell’Ue siano dovute, per il 16% negli uomini e per il 22% nelle donne, allo stress legato all’attivita’ lavorativa. A questo problema si associano altre malattie e condizioni, quali i disturbi muscolo-scheletrici e problemi di salute mentale.
Ridurre lo stress ed i pericoli connessi con l’attivita’ lavorativa, sostiene l’Ispesl, non e’ soltanto un obbligo morale e giuridico: vi sono anche importanti motivazioni economiche. Le aziende di maggior successo, infatti, mostrano in generale il miglior profilo sul piano della sicurezza e della salute.